Il disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) è un disturbo alimentare poco conosciuto ma molto frequente nella popolazione generale adulta, sopratutto nel sesso femminile. E’ caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate alimentari, senza l’utilizzo regolare di inappropriati comportamenti compensatori (farmaci, vomito autoindotto, iperattività fisica).
Una abbuffata è caratterizzata da una introduzione di una grande quantità di cibo, consumato rapidamente, in solitudine, senza che sia avvertita la necessità fisica, in un limitato periodo di tempo, con la sensazione di perdita di controllo sul cibo. Tale situazione è seguita da una spiacevole sensazione di pienezza, disgusto e senso di colpa. Spesso questa situazione è associata a disturbi dell’umore, che portano l’individuo ad un isolamento sociale.
L’obesità è una patologia cronica definita come un eccesso di peso corporeo superiore del 10% rispetto a quello fisiologico. La prevalenza dell’Obesità e Soprappeso è in rapida espansione in Italia, come nel resto del mondo. Basti pensare che in media il 34% della popolazione con più di 18 anni è in sovrappeso e il 9% è francamente obeso. Le cause dell’obesità sono molteplici, le più importanti sono di tipo genetico, comportamentale, ambientale, sociale, economico. La sedentarietà rappresenta un fattore che potrebbe spiegare in parte questo rapido aumento dell’incidenza. Non essendo ancora in grado di intervenire sui fattori genetici, possiamo farlo su quelli comportamentali (stile di vita).
Le persone affette da tali patologie non sempre trovano luoghi di cura adeguati; infatti sia la dietoterapia classica, che la maggior parte dei servizi presenti nel territorio, non sempre risultano efficaci, soprattutto se si vogliono ottenere risultati duraturi.
Anche per questi disturbi bisogna adottare un modello di intervento altamente strutturato e multidisciplinare, che includa la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia interpersonale, la terapia familiare, la terapia psico-educazionale individuale e di gruppo.
Per questi soggetti vanno strutturati percorsi specifici, differenziati e individualizzati in base alla diagnosi e alla storia clinica con l’obiettivo terapeutico che più che intervenire semplicemente nella riduzione del peso corporeo, si mira ad ottenere una serie di cambiamenti sia cognitivi che comportamentali, al fine di consentire una vera e propria modificazione dell’atteggiamento verso il cibo e il corpo.
Più precisamente gli obiettivi del trattamento sono:
- Aiutarla a riconoscere gli aspetti che contribuiscono al mantenimento dello stato morboso e a comprendere i passi necessari al cambiamento;
- Informare in merito alla regolazione del peso, ai danni delle diete, e alle conseguenze fisiche delle abbuffate alimentari;
- Allenare la persona ad ascoltare e riconoscere i propri bisogni fisiologici (fame, sazietà, ecc.);
- Promuovere nel soggetto una progressiva autoefficacia nel controllo regolare del peso corporeo;
- Ridurre le abbuffate fino ad eliminarle attraverso la modifica del pattern alimentare e l’uso di comportamenti alternativi (nel caso del DAI);
- Aumentare la motivazione e favorire una attività fisica regolare;
- Ridurre il peso corporeo (obiettivo riduzione del 5-10% de peso corporeo entro i primi 4-6 mesi di trattamento, come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità);
- Prevenire le ricadute allo scopo di mantenere nel tempo i cambiamenti posti in atto durante il trattamento;
- Riconoscere lo stress e sperimentare nuove strategie per gestirlo;
- Migliorare le relazioni con l’altro, l’interazione familiare, sociale e interpersonale;
- Rafforzare l’autostima;
- Lavorare a livello psichico con la persona per elaborare a modificare quelli che sono i principali pensieri e vissuti disfunzionali e patologici.